Dopo il libro che racconta la storia evolutiva di Homo Sapiens, Yuval Harari si dedica alla “storia del futuro”.
Nel primo capitolo, Il nuovo programma dell’umanità, afferma che “la guerra contro la morte sia il progetto più importante del secolo che è cominciato”. Perché soddisfa gli obiettivi della religione contemporanea, il nuovo umanesimo che sacralizza l’uomo e la ricerca della felicità e soddisfa anche le esigenze della economia capitalistica per cui l’immortalità sarebbe un business enorme.
Il secondo importante del progetto nei programmi del genere umano sarà la ricerca della felicità.
Osservando le aspettative che possono renderci felici, Harari nota come esse siano determinate dalla nostra biochimica e si possono riassumere come “sensazioni piacevoli nei corpi degli esseri umani”.
L’umanità ha già iniziato il cammino per assicurarsi un senso di contentezza durevole.
E’ in aumento il numero di bambini in età scolare che assumono stimolanti come il Ritalin. Nel 2011 3,5 milioni di bambini americani hanno assunto farmaci per ADHD (Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività). In gran Bretagna il numero è cresciuto da 92.000 nel 1997 a 786.000 nel 2012. All’origine, l’obiettivo era curare i disturbi dell’attenzione, ma oggi bambini del tutto sani assumono questi farmaci per migliorare le loro prestazioni ed essere all’altezza delle crescenti aspettative di insegnanti e genitori.
Anche gli eserciti stanno battendo la stessa strada.
Il 12% dei soldati americani in Iraq e il 17% dei soldati americani in Afghanistan hanno assunto sia narcotici sia antidepressivi per fronteggiare la pressione e l’angoscia della guerra.
Si ottengono così sia soldati più felici sia eserciti più efficienti.
Gli stati sperano di regolare il perseguimento della felicità attraverso sostanze stupefacenti, separando quelle “cattive” da quelle “buone”. Il principio è chiaro: le manipolazioni psicotrope che rafforzano la stabilità politica , l’ordine sociale e la crescita economica sono concesse e persino incoraggiate. Le manipolazioni che minacciano la stabilità e la crescita sono bandite.
Harari segue le linee di sviluppo di questi programmi, descrivendo possibili scenari futuri agghiaccianti che sono già cominciati.
Nel capitolo la grande separazione, si racconta di banche dati infinite che, collegate a macchine sempre più intelligenti ma incoscienti, diventeranno indispensabili per gli esseri umani e concederanno loro delle facoltà oggi impensabili (a pagamento) facendoli somigliare a dei.
Google o Microsoft, attraverso semplici aggeggi da portare al polso o collegati al nostro Pc, misureranno i nostri dati biometrici, ogni nostro respiro, batticuore da innamorati, ogni nostra mail, e, confrontando questi dati con altre banche dati, ci dirà quale partner preferire per un legame duraturo, si occuperà della prevenzione delle nostre malattie, conoscerà i nostri gusti prima che essi si manifesteranno in noi come idee coscienti. Qualcun altro deciderà ciò che è buono per noi, ciò che ci rende felici e lo farà con grande precisione.
Questo creerà un aumento della disuguaglianza. Chi avrà molto denaro potrà essere integrato e attraversato da tutti questi ausili che lo renderanno più intelligente e performante.
Harari conclude il libro con una specie di visione futura di una coscienza diffusa, trans individuale in cui gli uomini saranno connessi tra loro e con i dati in una rete che trascenderà i confini fisici individuali, e di cui faremo esperienza molto diversa rispetto a quella che facciamo oggi rete con internet. Probabilmente il senso di sé di Homo Sapiens sarà più diffuso e sfumato. E non manca molto, solo… un centinaio d’anni!
Yuval Noah Harari, Homo Deus. Breve storia del futuro, 665 pagine, Editore Bompiani, 2017